Sabato 19 febbraio 2011
Bene, adesso che a Trigoria dalla contestazione si è passati all’attacco con bombe carta e all’aggressione fisica nei confronti della squadra – e dei poliziotti, soprattutto, intervenuti per far rispettare l’ordine – è doveroso ribadire, senza mezzi termini, che questi sono comportamenti delinquenziali e che non c’è nulla da comprendere del “malessere dei tifosi”. Se un “malessere” degli ultras può mai esistere – e secondo me no – che lo curassero da uno psicologo e non aggredendo delle persone e seminando il panico per strada. Non costringendo a giocare il derby Primavera a porte chiuse. Una partita giovanile a porte chiuse perché è troppo pericoloso.
In momenti come questi, quando dallo psicodramma – anche un po’ ridicolo, alla Roma non sta succedendo nulla di particolarmente grave, se partecipi a un campionato l’eventualità di perdere e che le cose ti vadano male la devi prevedere: non c’è nessun disastro epocale all’orizzonte – si passa alla violenza fisica, all’aggressione, all’assedio e al “bombardamento” del centro sportivo, vuol dire che non c’è nulla di civilmente accettabile. A Roma, come in tutta Italia, non è possibile che interi reparti di polizia debbano prevedere la protezione e la scorta sistematica di squadre che se la passano male in classifica.
Roma soffre da anni questo clima da Colosseo, gladiatorio, dove tutti si sentono in diritto di emettere durissime sentenze di condanna e se è il caso, anche, di passare all’azione. A Roma o vinci e allora sono tutti allegri e felici – ma in questo sono tutti capaci no? -, o se perdi c’è un clima irrespirabile. Stanno tutti col pollice girato in basso.
Per la seconda volta in una settimana una delegazione di tifosi è stata ricevuta dai dirigenti della Roma, come se ci debba per forza essere una trattativa, come se dirigenti, squadra e allenatore non sapessero che i tifosi non sono certo contenti. A che serve? Solo a fare pressione, ad aumentare la tensione, a rendere ancora più allucinante quel clima di assedio, inconcepibile in un evento sportivo. Inconcepibile anche che i dirigenti della Roma lo abbiano permesso per ben due volte, come se sia necessario doversi giustificare davanti a certe gente. E’ non è questa una forma di ricatto?
Roma soffre da anni questo clima da Colosseo, gladiatorio, dove tutti si sentono in diritto di emettere durissime sentenze di condanna e se è il caso, anche, di passare all’azione. A Roma o vinci e allora sono tutti allegri e felici – ma in questo sono tutti capaci no? -, o se perdi c’è un clima irrespirabile. Stanno tutti col pollice girato in basso.
Per la seconda volta in una settimana una delegazione di tifosi è stata ricevuta dai dirigenti della Roma, come se ci debba per forza essere una trattativa, come se dirigenti, squadra e allenatore non sapessero che i tifosi non sono certo contenti. A che serve? Solo a fare pressione, ad aumentare la tensione, a rendere ancora più allucinante quel clima di assedio, inconcepibile in un evento sportivo. Inconcepibile anche che i dirigenti della Roma lo abbiano permesso per ben due volte, come se sia necessario doversi giustificare davanti a certe gente. E’ non è questa una forma di ricatto?
L’ho detto e ribadito in molte occasioni, anche lo scorso anno quando un qualcosa di molto simile capitò allaJuventus, aggredita mentre i giocatori stavano salendo in pullmann per andare allo stadio. In un momento come questo tutti i processi sportivi vanno messi da parte: ed è l’ora di mettersi dalla parte dei giocatori, dell’allenatore e della società. Ognuno ha il sacrosanto diritto di perdere tutte le partite che gli capita senza per questo essere oggetto di minacce e violenza.
***
PS A integrazione del mio articolo voglio qui mettere in evidenza l’intervento di un lettore che ritengo molto interessante. Un genitore di un ragazzo che doveva giocare oggi a Trigoria e che si è ritrovato coinvolto in questi disagi. L’intervento è firmato.
Storie di ordinaria follia. Oggi sono stato a Trigoria per accompagnare mio figlio che doveva giocare contra una delle squadre della AS ROMA. Per fortuna siamo arrivati poco dopo la guerriglia. Abbiamo trovato uno schieramento di polizia imponente.
Nostro malgrado siamo stati vittime sacrificale di questa situazione. Non ci hanno fatto entrate a vedere la partita a nessun genitore che accompagnavano la squadra. Sul perchè non si è capito se l’ordine era della questura e dello società AS ROMA. Abbiamo dovuto attendere fuori dal centro sportivo trattati alla stregua dei teppisti. Abbiamo ricevuto la solidarietà dei genitori dei figli che giocano nella AS ROMA che spesso non vengono fatti entrare nel centro causa la presenza della prima squadra e ci hanno confidato che devono subire e non dir niente causa l’eventuale allontanamento dei figli dalla squadra. Che bella cultura sportiva trasmettiamo ai nostri figli vittime di questo sistema che tollera questa situazione.
Se io tirassi una bomba carta in qualsiasi luogo verrei sbattuto in galera. Se succede nel mondo del calcio è la “giusta reazione degli ultras”. Ultras, così in gergo giornalistico vengono definiti i tifosi che tirano le bombe. In un altro ambito uno sarebbe definito deliquente e basta altro ultras. Ma questi deliquenti magari fanno comodo al “sistema calcio”.
Se io tirassi una bomba carta in qualsiasi luogo verrei sbattuto in galera. Se succede nel mondo del calcio è la “giusta reazione degli ultras”. Ultras, così in gergo giornalistico vengono definiti i tifosi che tirano le bombe. In un altro ambito uno sarebbe definito deliquente e basta altro ultras. Ma questi deliquenti magari fanno comodo al “sistema calcio”.
Con tutta la polizia che era presente, i contestatori e deliquenti invece di essere ricevuti in delegazione dalla società, dovevano portarli direttamente a Rebibbia.
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