giovedì 4 dicembre 2008

i genitori di Matteo Bagnaresi: "il risarcimento in opere di bene"


In piedi di fronte all'autobus che lo ha travolto. L'autista non poteva non averlo visto. E' questa la conclusione del consulente della procura che sta indagando sulla morte di Matteo Bagnaresi. In attesa del processo la famiglia fa sapere che non terrà un euro dell'eventuale risarcimento: tutto sarà devoluto per dare gambe alle idee del figlio.Di fronte al pullman. Non dietro o accanto alle ruote. Esattamente davanti al parabrezza anteriore. Le gambe leggermente divaricate e i piedi ben saldi sull'asfalto. Entrambe le mani poggiate sul vetro, pochi centimetri sopra il volante. Un gesto di difesa o la voglia di sbarrare la strada ai tifosi bianconeri. In entrambi i casi Matteo Bagnaresi era di fronte all'autista, che non può non averlo visto quando ha pigiato l'acceleratore, travolgendolo e uccidendolo nell'area di servizio Crocetta Nord, al chilometro 48 dell'A21 Piacenza-Torino prima della partita Juventus-Roma.Il consulente tecnico della procura di Asti ha ricostruito gli ultimi istanti di vita di Bagnaresi, tifoso 28enne del Parma, ravvisando nella dinamica dell'incidente una rilevante colpa dell'autista, l'imprudenza di voler manovrare e scappare da quell'area di servizio anche se, di fronte a lui, c'era un ragazzo non ancora trentenne. Prima di decidere se archiviare il fascicolo o se rinviare a giudizio l'autista, la Procura ascolterà altri testimoni, tifosi del Parma e della Juventus che hanno assistito alla scena e che dovranno ricostruire il quadro ambientale, fornire elementi per valutare se in quel piazzale vi sia stata un'aggressione o dei tafferugli che trovino nella paura una giustificazione plausibile alla guida dell'autista e, quindi, alla morte dell'ultras.Che si arrivi in un'aula di tribunale è ovviamente la speranza dei genitori di Matteo. Bruno, ingegnere in pensione della Barilla, e Cristina, insegnante, vorrebbero un processo che renda giustizia alla morte del loro unico figlio. Vorrebbero una verità giudiziaria e sperano in un risarcimento, ma solo perché attraverso quei soldi potrebbero dare gambe alle idee di Matteo. Tramite l'avvocato Mario Bonati fanno sapere che non hanno intenzione di tenersi un solo euro di un eventuale risarcimento, ma di volere destinare quei soldi, così come tutti gli altri che saranno raccolti in future iniziative, alle idee del figlio. Che non era solo uno sportivo, ultras dei Boys '77, ma anche un idealista, "antagonista" in prima linea quando c'era da difendere i più deboli, i senzatetto e gli sfrattati, quando c'era da raccogliere firme o scendere in piazza contro la legge Fini-Giovanardi, l'alta velocità o l'impianto di smaltimento dei rifiuti che secondo lui avrebbe finito per distruggere la «food valley» d'Italia. Temi politici, che portava avanti con convinzione insieme ai ragazzi del centro sociale Mariano Lupo e nella cooperativa in cui lavorava, occupandosi di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Stanno pensando a un centro sociale per giovani, a case di accoglienza per immigrati o a scuole da finanziare in quel sud del mondo a cui Matteo Bagnaresi pensava spesso. Stanno decidendo, valutando ogni ipotesi, compresa quella della Fondazione e di un gemellaggio tra le curve negli stadi italiani in occasione dell'anniversario della morte. Con un unico interesse: portare avanti le idee del figlio, non lasciare che muoiano insieme a lui. Anche per questo sperano in un processo, in una verità e in un risarcimento che sia solidale. Come avrebbe voluto Matteo.

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